venerdì 23 settembre 2011

Giancarlo Siani, un giornalista-giornalista abusivo

Ci sono uomini che vivendo con semplicità e naturalezza la propria vita non si aspettano di diventare da esempio per gli altri. Ci sono uomini che con le loro azioni lasciano una traccia indelebile in questo mondo.  Giancarlo Siani quando è stato vilmente ammazzato era un ragazzo di 26 anni. Il 23 dicembre 1985, quattro giorni dopo aver festeggiato il suo compleanno viene freddato da due killer ingaggiati dalla camorra, mentre con la sua Mehari rientrava presso la sua abitazione al Vomero dopo una giornata di lavoro trascorsa alla sede del Mattino in via Chiatamone. Giancarlo Siani era un giornalista del Mattino. O meglio un 'abusivo' del Mattino. Da pochi giorni aveva strappato un contratto da praticante presso la sede centrale del quotidiano più importante del meridione. Lavorare al Mattino è il sogno di ogni giornalista napoletano. Citando il colloquio col suo capo della sede di Castellammare ripreso nel film di Marco Risi "Fortapàsc", Giancarlo Siani era un "giornalista-giornalista" e non un giornalista-impiegato. Proveniente da una famiglia borghese del Vomero, aveva il fuoco sacro della professione che gli bruciava dentro e cercò di far esperienza in provincia, nelle piazze dove la camorra faceva proseliti. Giancarlo si occupa dell'area torrese dove in quel periodo è salito nelle gerarchie malavitose Valentino Gionta, ex pescivendolo, poi al centro del contrabbando di sigarette e stupefacenti. Un ragazzo con le idee chiare, con grande spirito di sacrificio e sempre in cerca di notizie, che per essere pubblicate verifica con le sue numerosissime fonti ottenute anche grazie alla sua presenza in strada, fra la gente vivendo e toccando con mano i fatti e le dinamiche che poi lui trasforma in articoli che diventano un affresco della realtà-Torre Annunziata e degli equilibri e gerarchie delle organizzazioni criminali. Giancarlo si trova a gestire informazioni di un'importanza vitale e forse troppo grandi per un ragazzo della sua età nonostante sembrasse più adulto come raccontano i suoi colleghi. Un ragazzo con una grande passione ed entusiasmo per il giornalismo. Giancarlo firma la sua condanna a morte nel giugno del 1985 quando analizza con un suo articolo la cattura di Valentino Gionta nel territorio controllato dai suoi alleati, il clan Nuvoletta, come prezzo per la pace con Bardellino. Per Lorenzo e Angelo Nuvoletta che non vogliono passare per infami decidono per la morte del giovane cronista. Giancarlo in quel periodo stava preparando un libro-dossier sugli intrecci fra camorra e politica sulla costruzione post terremoto, ma quale materiale avesse raccolto resta un rebus, perché non è stato trovato nulla. Giancarlo Siani era un giornalista che cercava di combattere il marcio della realtà che lo circondava, una lotta che sembrava impari e il dubbio fra andare e restare, resistere o desistere traspare dai suoi articoli. Giancarlo Siani era un ragazzo che restando ha deciso di combattere la camorra, raccontando e informando affinché le persone raggiungessero la consapevolezza necessaria che stare da una o dall'altra parte era una questione di scelta. Nonostante il marcio raccontato, credeva nel riscatto delle persone della sua terra. Giancarlo Siani è un'espressione nobile e alta della nostra martoriata terra. Un eroe da non dimenticare.

Nessun commento:

Posta un commento